Policlinico Casilino

Pronto soccorso ostetrico

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Il Policlinico Casilino dispone di un Pronto Soccorso Ostetrico, dotato di spazi specificamente attrezzati e riservati, che consentono alle donne in gravidanza una breve permanenza, per risolvere al meglio casi che potrebbero esitare, altrimenti, in ricoveri inappropriati o intempestivi. La presenza delle ostetriche e del medico specialista favorisce l’osservazione contemporanea di più pazienti e di individuare la migliore soluzione alla necessità di assistenza.

L’attivazione del servizio si inserisce nell’ambito della realizzazione di percorsi assistenziali di alto livello per le donne in gravidanza.

Inoltre, presso il Policlinico Casilino è attivo da anni il servizio di analgesia per il parto, operativo 24 ore su 24.

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Ricerca anticorpi Sars-CoV-2

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TEST SIEROLOGICO REGIONALE SU PRELIEVO VENOSO – INFORMATIVA

Nell’ambito delle attività di controllo dell’epidemia Covid-19, la Regione Lazio con D.G.R. 24 aprile 2020, n. 209 e con determinazione del 12 maggio 2020 ha avviato un programma per lo svolgimento di test sierologici, disciplinando il percorso di effettuazione e registrazione dei test sierologici e molecolari, assicurando che ciò avvenga all’interno di un ambito di sicurezza, di correttezza clinica e di tracciabilità, in modo da soddisfare le esigenze di imprese e cittadini, legate alla sorveglianza della diffusione del virus SARS-CoV-2. Il test sierologico, che avviene mediante prelievo venoso, per la ricerca degli anticorpi contro SARS-CoV-2, è effettuato in regime privatistico, alla tariffa di € 16,00, a carico del soggetto richiedente e dunque senza oneri a carico del Sistema Sanitario Regionale.

L’accesso all’esame sierologico per la ricerca di anticorpi anti-SARS-CoV-2 è consentito a coloro che, muniti di prescrizione su ricetta bianca del medico curante (medico di medicina generale, pediatra di libera scelta, specialista, medico competente, etc.) e tessera sanitaria, si presentino presso il Policlinico Casilino – CUP Centrale – Pal. C piano terra – dal Lunedì al Sabato, dalle ore 08.00 alle ore 10.30. NON È NECESSARIA LA PRENOTAZIONE

L’accesso è diretto.

Dal Lunedì al Venerdì, dalle ore 08.00 alle ore 10.30, al Cup centrale, piano terra dell’Edificio C.

La consegna del referto avverrà presso il Centro Prelievi.

COSA SONO I TEST SIEROLOGICI

Quando una persona viene a contatto con il virus SARS-CoV-2 (il coronavirus che causa la malattia COVID-19), nel suo sangue compaiono, dopo pochi giorni, gli anticorpi. La rilevazione di questi anticorpi, che permangono nel sangue per un periodo di tempo più o meno lungo, anche ad avvenuta guarigione, avviene attraverso il ricorso ai test sierologici. Considerato che l’infezione può manifestarsi con sintomi lievi o addirittura assenti, si ritiene che l’utilizzo dei test sierologici individuati dalla Regione Lazio, seppur con i limiti diagnostici legati alla ricerca, possa garantire maggiore attendibilità, in termini di sensibilità, specificità, tracciabilità e standardizzazione, ed essere utile alla rilevazione dell’eventuale contatto con il virus SARS-CoV-2ed alla valutazione della diffusione dell’infezione, anche inapparente, nella popolazione.

Un test sierologico positivo potrebbe indicare che l’organismo sia venuto a contatto con il virus SARS-CoV-2. Una persona con un test positivo si deve sottoporre ad un tampone naso-orofaringeo, per escludere che ci sia un’infezione in atto. Se il test sierologico è positivo ed il tampone negativo vuol dire probabilmente che l’infezione è stata superata, ma non possiamo oggi essere sicuri del fatto che questa persona non possa contagiarsi nel futuro.

Un test sierologico negativo indica, con un elevato livello di probabilità, che l’organismo non è venuto a contatto con il virus SARS-CoV-2, ma non è assoluta garanzia dell’assenza di infezione da SARS-CoV-2.

Se decide di sottoporsi all’indagine sierologica, Le sarà prelevata una piccola quantità di sangue per eseguire il test sierologico per SARS-COV2.

In caso di esito positivo dell’esame, avrà l’obbligo di:

  • Informare tempestivamente dell’esito positivo del test il proprio Medico di Medicina Generale/Pediatra di libera Scelta, che provvede a prescrivere, attraverso ricetta dematerializzata, il tampone naso-orofaringeo, oltre al Medico competente in caso di indagine svolta all’interno della sorveglianza sanitaria;
  • Rispettare da subito le norme legate al distanziamento sociale, anche all’interno della propria abitazione;
  • Recarsi da solo, a partire dal giorno successivo alla prescrizione ed entro 48 ore dalla stessa, dotato della stessa prescrizione e della tessera sanitaria, con mezzo autonomo, presso una delle sedi “drive in” (Allegato 3) presenti sul territorio della propria ASL di residenza – che saranno aperte al pubblico dal Lunedì al Venerdì, dalle 9.00 alle 18.00, e il Sabato dalle 9.00 alle 14.00 – per l’esecuzione del tampone; nel caso che l’utente necessiti di essere accompagnato, dovranno essere rispettate le misure di distanziamento nell’abitacolo;
  • Rimanere presso la propria abitazione in attesa del risultato del test molecolare e delle eventuali valutazioni da parte del SISP e del proprio Medico di Medicina Generale/Pediatra di Libera Scelta.

I campioni ed i dati raccolti saranno trattati e conservati nelle strutture deputate e non ceduti in nessun modo a terzi, in linea con le indicazioni della normativa in tema di privacy – GDPR 2016/679 e D. Lgs. 196/2003, come modificato dal D. Lgs 101/2018 – e secondo le disposizioni specifiche in materia emergenziale (es. art. 14 del DL n.14 09/03/2020 e 17 bis del DL 18/2020 come introdotto dalla L 27/2020 s.m.i.). Per tutte le informazioni utili alla gestione dei dati, il riferimento è il DPO dell’IRCCS INMI Spallanzani: dpo@inmi.it.

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ICEP 2020 – Web International Course Endovascular Procedures

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ICEP 2020 – Web International Course Endovascular Procedures | Policlinico Casilino

15 – 16 – 17 Ottobre 2020

Seguendo la tradizione, l’ICEP 2020 è rivolto essenzialmente ai giovani Colleghi che vogliono aggiornarsi sulla effettuazione delle procedure endovascolari per il trattamento delle diverse patologie.

Questa 17a edizione si svolgerà interamente via web.

PROGRAMMA IN AGGIORNAMENTO

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L’Aeronautica Militare dona al Policlinico Casilino maschere da snorkeling convertite in dispositivi di protezione medica

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Il 17 aprile è arrivato al Policlinico Casilino il primo lotto di maschere da snorkeling che il Reparto Sperimentale di Volo dell’Aereonautica Militare ha adattato a dispositivi di protezione medica grazie alla stampa 3D e all’installazione di due filtri.

Si tratta di una soluzione innovativa per la gestione di situazioni di emergenza in cui i normali dispositivi di protezione respiratoria non siano disponibili: una protezione che potrà essere usata dal personale medico e sanitario grazie alla garanzia di un corretto flusso filtrato d’aria sia in ingresso che in uscita. L’iniziativa, nata nell’ambito del “progetto ARTA”, ha visto coinvolti in una collaborazione senza fini di lucro il Reparto Sperimentale di Volo, il Policlinico Casilino e l’azienda Solid Energy, esperta nel settore della manifattura digitale. Di particolare rilievo anche il supporto fornito dal Reparto Tecnologie Materiali Aeronautici e Spaziali.

Il Direttore Generale del Policlinico Casilino Dott. Tullio Ciarrapico ha espresso il suo ringraziamento per il progetto portato a termine: “La maschera da snorkeling “trasformata” si è rivelata di grande utilità per i nostri operatori sanitari, medici ed infermieri, esposti al rischio COVID-19. Le superfici possono essere agevolmente disinfettate ed altrettanto agevole ed economica è la sostituzione del filtro ad alta efficienza FFP3. Ringrazio io, a nome di tutti i nostri operatori, l’Aeronautica Militare per questo aiuto, che ha per tutti noi anche un importante valore morale.”

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Conseguenze Cardiovascolari dell’infezione da Coronavirus

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Conseguenze Cardiovascolari dell’infezione da Coronavirus | Policlinico Casilino

Da diversi giorni siamo chiusi in casa e tutti i nostri timori sono rivolti al coronavirus (COVID-19). Questo ci induce a disertare il pronto soccorso ma c’è un aspetto preoccupante che sta emergendo: chi ha un infarto o altre emergenze cardiologiche è restio a rivolgersi al 118 per paura di un contagio in ospedale. Questo compromette le possibilità di cura (angioplastica primaria), il che significa che tra 6 mesi avremo dei malati cardiopatici molto più gravi con un’incidenza di scompenso cardiaco superiore rispetto al recente passato.

Anche durante questa pandemia da Coronavirus non bisogna sottovalutare alcuni sintomi: un’oppressione al petto che dura 10 minuti potrebbe essere il primo campanello di allarme di un problema alle coronarie (SCA: Sindrome Coronarica Acuta); uno svenimento (sincope) che avviene in pieno benessere (in assenza di febbre o sintomi influenzali) o una tachicardia persistente a riposo (p. es >150 battiti al minuto) non sono fenomeni trascurabili. In questi casi bisogna rivolgersi subito al 118 ed attivare il sistema dell’emergenza, perché il ritardo nella diagnosi e nel trattamento aumenta la mortalità dei pazienti cardiopatici. I pazienti non devono avere paura perchè negli ospedali HUB ci sono percorsi differenziati dove i pazienti non si incrociano.

Tutti i pazienti che arrivano al Policlinico Casilino, per essere ricoverati in PS o per eseguire procedure non differibili, saranno sottoposti a una veloce valutazione preventiva (triage) finalizzata a individuare sintomi di tipo influenzale. Solo dopo aver superato il triage, il paziente potrà accedere ai Servizi Clinici e Ambulatoriali del Policlinico Casilino.

Non essendo consentite le visite ai pazienti ricoverati, un medico del reparto che ha in cura il paziente, contatterà il familiare di riferimento per fornire tutte le informazioni e gli aggiornamenti in merito all’evoluzione del percorso clinico del paziente. I parenti dei pazienti sottoposti ad intervento saranno contattati telefonicamente a fine intervento.

Qui di seguito è possibile scaricare il decalogo redatto da Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità per conoscere i più importanti comportamenti per prevenire il contagio da nuovo coronavirus.

Per ulteriori informazioni: www.salute.gov.it/nuovocoronavirus.

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Il parto ai tempi del Corona Virus: un racconto di luce e di speranza

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Dedicato al personale dell’Ospedale Policlinico Casilino di Roma

Ad Agosto 2019 decido di accettare un lavoro in Colombia con un’organizzazione umanitaria, destinazione Bogotà. Si parte, io, mio marito e i miei due bimbi di 3 e 5 anni. Dopo qualche giorno, scopro di essere incinta e tra incertezza e gioia passiamo sei mesi meravigliosi sia dal punto di vista lavorativo, sia per la gioia di vedere i bambini integrarsi rapidamente alla nuova vita. La Colombia è un paese splendido e molto accogliente. Consapevole di un rientro in breve tempo in Italia per poter partorire in patria, ci godiamo questi mesi appieno, con l’incertezza di tornare o meno a Bogotà successivamente alla maternità. A febbraio siamo a Roma, siamo tornati a casa emozionati; gioia e malinconia fanno contrasto con un quotidiano da riadattare soprattutto per i bambini. Però sono felice di aver rivisto tutti i miei cari, i miei amici, mio fratello qui a Roma e l’altro che scenderà a breve da Torino. La mia migliore amica Elena che vive a Bergamo mi chiama dicendomi che il 21 febbraio scende a Roma per vedermi col pancione, assieme alla sua bimba Aurora di appena un anno e mezzo! Mi è mancata tantissimo!

Nei giorni successivi si inizia a sentir parlare serratamente di questo virus “cinese” e dei primi casi registrati fuori dal Paese. E poi quella telefonata di Elena il 20 per dirmi che lì, vicino a lei, hanno fatto zona rossa un paesino in cui avevano trovato i primi casi di Coronavirus… ero alla 35esima settimana di gravidanza e penso “sicuro la prossima settimana sarà qui”. Nella mia vita ho avuto la fortuna di vivere in diversi paesi chiamati “del terzo mondo” e per il lavoro che faccio ho visto luoghi in cui le persone vivono in povertà, abbandonate e prive delle tutele sanitarie, educative e sociali che abbiamo noi. Mai e poi mai avrei immaginato di vivere invece l’escalation di contagi a cui siamo stati testimoni in queste ultime settimane. Questo virus lontano a cui eravamo un po’ tutti disinteressati ha cavalcato velocemente l’onda della globalizzazione, rompendo le barriere di confine, razza, religione e piombandoci addosso come una pioggia tropicale, improvvisa e nefasta. Mentre passavano le settimane, assieme al mio pancione cresce la fatica di tenere i bimbi impegnati in casa. La situazione fuori non aiuta le ultime settimane di gravidanza, i contagi salgono, le restrizioni aumentano, la situazione sembra uscire dal controllo delle istituzioni competenti ed i miei pensieri iniziano ad essere inquieti: passo dall’immaginare un traumatico cesareo d’urgenza (come per il primo parto) ad una situazione di emergenza estrema in cui avrei rotto le acque nel mezzo della notte e mia madre non sentendo il telefono squillare per venire a casa dai bambini mi avrebbe costretto ad un parto in casa dall’epilogo evidentemente tragico.

Il 20 marzo, alle 7.30 di mattina apro gli occhi… i bimbi ancora dormono, uno col papà e uno con me… solita nottata movimentata a casa nostra. C’è un gran bel sole fuori e mentre mi avvicino alla finestra mi accorgo di star rompendo le acque… sveglio Sirio, mio marito, che inizia a balbettare dall’emozione, chiamo mia madre (che risponde) e metto su il caffè. Sono calma e non ho dolori, saluto i bambini e alle 8:40 sono davanti all’entrata del PS del Policlinico Casilino, dove una cara amica mi aveva convinto a partorire qualche settimana prima e che non smetterò mai di ringraziare. Sirio mi fa scendere e va a parcheggiare, “torno subito da te”, mi dice…

Infermiera all’entrata del PS: “Ha avuto sintomi influenzali negli ultimi 15 giorni?” …non posso assolutamente mentire perché sono una persona responsabile ed integra (poi in quel momento penso anche di essere in genere una persona fortunata). “Sì, mio figlio ha avuto tre settimane fa febbre che ha attaccato a tutti i componenti della famiglia, me compresa”. L’infermiera mi chiede immediatamente di indossare maschera e guanti e di stare a distanza: mi sento la protagonista di un film di fantascienza. Mi portano una sedia a rotelle e mi spingono dentro al PS: da quel momento in poi è un susseguirsi di azioni protocollari volte ad isolarmi per accertare il possibile contagio da Covid-19. Il tutto spiegatomi tra una contrazione e l’altra. Mi spostano in una stanza di isolamento e mi chiedono di aspettare l’arrivo del ginecologo e dell’ostetrica di turno.

Ancora non ho piena coscienza di cosa sta succedendo, mi chiedo quando mi sposteranno in sala parto ed intanto chiudo gli occhi e seguo il susseguirsi impetuoso delle contrazioni. Penso alle onde del mare, al colore della sabbia ed immagino di cavalcare quell’onda con il mio respiro. Cerco di concentrarmi ma le luci bianche intense e le persiane chiuse della stanza fanno crescere un senso di angoscia dentro di me. Mi chiedo dove sarà Sirio, se starà per entrare.

Arriva una ragazza della quale riesco a vedere solamente gli occhi, dei grandi e dolcissimi occhi, languidi e preoccupati. Indossa un camice celeste che la copre dalla testa ai piedi, mascherina, visiera trasparente sugli occhi, guanti e capo coperto. Mi sento a disagio ma vedo chiaramente lo stesso disagio nei suoi occhi, come a dirmi, mi dispiace! Mi spiega dolcemente che sono in una stanza di isolamento, che dovremo partorire lì (tra i fili del monitoraggio e senza potermi muovere praticamente), che sarebbe arrivata a breve un’infermiera per eseguire il tampone Covid-19, che lei sarà con me tutto il tempo e che Sirio non potrà entrare. Mi sento stordita e preoccupata al pensiero di non poter avere Sirio accanto. Prendo un respiro profondo, arriva un’altra onda e poi subito un’altra e i dolori iniziano a farsi sentire…come in un fermo immagine ricordo che per il mio primo figlio avevo deciso fin da subito di seguire il più possibile la natura e, dopo il categorico NO di Sirio sul desiderio di partorire in casa, ero decisa a partorire senza epidurale preparandomi con corsi di yoga vari e respirazione. Vivevamo a Panama all’epoca e dopo quasi 20 ore di travaglio, la storia ebbe come epilogo una spinale ed un cesareo d’urgenza con un post partum feroce. Ma non mollo! Tornati in Italia ne 2016 decido incaponendomi di partorire naturalmente anche se non erano passati 2 anni dal primo figlio. Mi parlano del Prof. Valensise ma ad una visita mi dice che secondo lui è ci sono dei rischi e ha remore a firmare la delibera del VBAC. Ma non mollo! Arrivo al Fate Bene Fratelli e trovo un ginecologo che mi dà fiducia. Nasce Cesare con VBAC ma con praticata episiotomia. I miei post-partum sono decisamente ostici! Per questo decido per il terzo parto di andare al Casilino, mi dicono che posso usufruire dell’epidurale e che praticano la barbara episiotomia solo in casi estremi!

All’arrivo del ginecologo “in armatura anti-Covid” (e dall’aspetto teso come una corda di violino) sono già di 6 centimetri di dilatazione (che bello in tempo per mettere l’epidurale!!). Lo riconosco subito, è il Prof. Valensise! Proprio lui, il dottore con il quale non avevo potuto partorire nel 2016…che beffardo il destino: torna sempre a ripresentarsi con le sue decisioni! Vederlo mi rilassa immediatamente invece: è gentile e delicato ed entra subito in empatia con me.

Mi permettono nel frattempo di chiamare Sirio che assisterà al parto in viva voce mentre arriva l’infermiera che esegue il tampone tra una contrazione e l’altra. Col suo fare amichevole e spontaneo, Sirio ci aiuta ad addolcire l’atmosfera e a dirimere la tensione nella stanza e la distanza che c’è tra noi. La dolce ostetrica mi prende le mani, dondolandomi mi chiede se ho voglia di mettere un po’ di musica ma mi sento impietrita e rigida e non riesco neanche a risponderle. Sento disagio addosso ma sono una persona fortunata e le doglie sono clementi, lasciandomi la forza di conversare tra l’una e l’altra con i dottori e con Sirio (che nel frattempo credo abbia terminato la seconda boccetta di Xanax). Arriva una contrazione forte e non posso muovermi, non ho spazio, vorrei piegarmi sulle gambe e resisto, penso a mia madre. “Signora non avrebbe senso mettere l’epidurale adesso, siamo ad 8 centimetri” e sono le 10.30 del mattino. Quindi ricapitoliamo un attimo: sono un’appestata in una stanza di isolamento, sto partorendo accanto a persone che non conosco e di cui posso solo immaginare il volto, ho una tensione addosso che mi toglie il respiro, mio marito chiuso in macchina nel parcheggio di un ospedale in preda agli attacchi di panico e non avrò neanche la consolazione dell’assenza del dolore… ok, dopotutto sono una persona fortunata, penso.

Non riesco neanche a ribattere, accetto la situazione, faccio un respiro. L’ostetrica mi guarda e mi dice che va tutto bene, che ce la farò, che lei è lì e che sto andando alla grande! Io mi sento fragile, mi tremano le gambe ed ho paura di non farcela, ho paura che qualcosa vada storto. Aprono le persiane e spengono la luce artificiale, decisamente meglio! Le contrazioni iniziano a togliermi il fiato, arriviamo a 10 centimetri. Adesso l’ostetrica ed il Prof. sono i miei punti di riferimento, forti, lucidi, tanto da sembrare la mia mamma e il mio papà. Sirio è lì al mio fianco. Sento forte l’impulso di andare in bagno e l’ostetrica mi guarda dicendomi : “iniziamo a spingere?”.

Mi sdraio sul lettino (i poggia piedi non si fissano bene e si muovono in continuazione aimè!). Sento adesso che le contrazioni prendono il sopravvento su di me. Prof e ostetrica mi riportano alla coscienza durante la tregua delle contrazioni, sono lì accanto a me, lavorano e si battono per me, con grande calma e professionalità. Mi indicano i passaggi da seguire, la successione della respirazione, mi preannunciano le prossime mosse e quello che sta per accadere. Non riesco più a respirare, i dolori sono ultraterreni (mi chiedo in quel momento come ha fatto l’umanità a continuare a riprodursi nonostante quest’apocalittico dolore!!). Inizio ad urlare e me ne vergogno “vai alla grande Cristina!” grida l’ostetrica ed ormai vedo solo lei ed i suoi occhi: la osservo in quel momento di estremo sforzo, ha nelle mani un sapere antico, si muove agilmente ed elegantemente con una minuzia artigiana. Riesce a preservare il mio corpo proteggendolo da gravi laceramenti difendendomi da una probabile episiotomia. “Bravissima Cristina spingi che si vede la testa!”, “Guarda è uscita la testolina!”, “Adesso fai quei respiri rapidi uno dietro l’altro, dai, bravissima, eccolo!!!”………sento immediato sollievo al passare del corpicino fuori dal mio e il piccolo viene messo su di me per alcuni istanti ma subito portato via, sono potenzialmente infetta da Covid e dobbiamo aspettare i risultati. Non possiamo abbracciarci, ma è come se lo facessimo, io, il Prof e l’ostetrica. Sirio piange al telefono e poi ricordo di rimanere lì sola nella stessa stanza per un po’, un tempo infinito in cui mi sento tra la vita e la morte, stanca e soddisfatta, impaurita e felice. Al ritorno dell’ostetrica non tratteniamo di certo le lacrime ed entrambe esauste ci guardiamo negli occhi: è stata una delle esperienze più forti della nostra vita, due tipe toste come noi!! Piangiamo assieme, ci ringraziamo ed è tutto così maledettamente bello. Le sfaccettature della vita sono imprevedibili ma un bimbo che nasce porta con sé, sempre, una luce di speranza anche nei corridoi più stretti e bui.

Le successive quattro ore in attesa del risultato del tampone le passerò in un’altra corsia del pronto soccorso con 7 pazienti sospesi tra la vita e la morte. Il piccolo è in reparto maternità e questo mi tranquillizza. E se fossi positiva non lo vedrei più? E la mia famiglia? E se lo avessi attaccato a mio padre e mia madre, ai bimbi e a Sirio? Un’ondata di paura pervade il mio immediato post-partum, quello che ti descrivono come fosse un salto in paradiso e che sogni passare con il tuo bebè tra le braccia, scoprendovi lentamente e odorandovi reciprocamente. Ed invece mi ritrovo in una corsia delirante, terrorizzata e stravolta, circondata da un’atmosfera tra il tetro e il teatrale (che alla fine la romanità verace fa ridere anche in corsia e anche quando si è moribondi!). “Cristina, test negativo, tra poco ti spostiamo”, mi scrive l’ostetrica. Vedi che alla fine sei una persona fortunata, mi dico!

Alle ore 12.19 del 20 marzo 2020, nel giorno dell’equinozio di primavera, un bimbo viene al mondo in una sala di isolamento del PS del Policlinico Casilino a Roma, con mamma con guanti e mascherina e medici in armatura anti-Covid19. Questo bimbo ha portato una luce di speranza nonostante le avversità del momento ed è per questa ragione che abbiamo deciso di chiamarlo Lucio!

Maria Cristina Bentivoglio, mamma di Lucio

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Coronavirus – Le misure di sicurezza della regione lazio

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Coronavirus - Le misure di sicurezza della Regione Lazio

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7 Marzo – Open Weekend Ginecologia – Vieni a fare un PAP test gratuito

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Open Weekend di Ginecologia 6-9 MARZO 2020
Vieni a fare un PAP test gratuito

Sabato 7 Marzo 2020 dalle ore 8:00 alle ore 14:00

7 Marzo – Open Weekend Ginecologia – Vieni a fare un PAP test gratuito | Policlinico Casilino

Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, in occasione della Giornata Internazionale della Donna (8 marzo), coinvolge gli ospedali con i Bollini rosa per offrire servizi gratuiti clinico-diagnostici e informativi alla popolazione femminile (consulenze e colloqui, esami strumentali, conferenze, info point e distribuzione di materiali informativi).

Obiettivo dell’iniziativa è sensibilizzare le donne sulla prevenzione e cura delle problematiche ginecologiche che caratterizzano le diverse fasi della vita femminile, coinvolgendo le aree specialistiche che insieme alla Ginecologia contribuiscono alla salute sessuale-riproduttiva e al benessere psico-fisico con particolare riferimento all’età fertile e alla menopausa.

Il Policlinico Casilino aderisce all’iniziativa con PAP-TEST gratuiti, Sabato 7 Marzo 2020, dalle ore 08.00 alle ore 14.00.

Per prenotazioni contattare il numero telefonico 342 8652344 dalle ore 11.00 alle ore 13.00 a partire da Sabato 29.02.2020.

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17° Convegno Neonatologia a Roma

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3-4 Giugno 2020 – Aula Magna del Rettorato – Sapienza Università di Roma

17° Convegno Neonatologia a Roma | Policlinico Casilino

Il 3 e 4 Giugno 2020 presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università “La Sapienza” di Roma si terrà il 17° convegno Neonatologia a Roma.

Questo convegno, rivolto a coloro che sono impegnati nell’assistenza dei piccoli pazienti, è diventato un punto di riferimento per chi si occupa di Neonatologia.

Il congresso è destinato infatti all’aggiornamento professionale per i neonatologi, pediatri ospedalieri e di famiglia, infermieri, ostetriche ed anche psicologi. Molti autorevoli esperti in questo campo, provenienti anche da realtà diverse da quella laziale, porteranno le proprie esperienze su argomenti ritenuti di grande attualità.

Contiamo che questo evento possa costituire un valido arricchimento per le singole professionalità presenti. Siamo convinti che queste giornate, con l’impegno di tutti, saranno proficue ed utili e costituiranno un valido strumento di aggiornamento.

La Segreteria Scientifica Prof. Piermichele Paolillo

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